La forza delle donne

Letizia Battaglia, Ritratto di Rosaria Costa Schifani

© Letizia Battaglia, Ritratto di Rosaria Costa Schifani

Il giorno in cui pubblico il mio articolo settimanale sta casualmente coincidendo con la festa della donna. È una ricorrenza che non amo per svariati motivi, primo fra tutti l’insensatezza di festeggiare l’appartenenza ad un genere sessuale piuttosto che ad un altro, ma è pur vero che le donne hanno sempre dovuto lottare un po’ di più per conquistare determinati diritti, per ricoprire certi ruoli lavorativi o per dar voce alle loro idee e allora ho deciso di approfittarne per rendere omaggio alla forza delle donne.

Lo faccio attraverso la fotografia di una grande fotoreporter palermitana, Letizia Battaglia, che ha raccontato gli anni di piombo e ha portato avanti, attraverso le sue immagini, la lotta alla mafia. In questa bellissima foto viene ritratta la vedova di Vito Schifani, ucciso nella Strage di Capaci. Se ricordate fu proprio Rosaria Costa a fare un appello rivolto ai mafiosi il giorno del funerale di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini della sua scorta. Furono parole piene di dolore, strazianti, ma anche piene di coraggio e di forza di andare avanti. Se non le ricordate o se volete rinfrescarvi la memoria, ecco il link:

E lo lo faccio anche con questa poesia di Joumana Haddad, poetessa e giornalista libanese, per ricordarci ogni giorno (non solo l’8 Marzo) che la nostra libertà (di azione, di pensiero, di parola, di scelta…) non è proprietà di nessuno, se non nostra. E non in quanto donne, ma in quanto esseri umani.

Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

Nessuno, nessuno sa
quando ho fame, quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e che quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e avvengo.

Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.

La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.

Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.

Joumana Haddad

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