Catania, 12/1/2017
Uso questo post non solo per presentarti la mia parola dell’anno, ma anche per invitarti a trovare la tua. In cosa consiste?
Nello scegliere una parola che ci guidi per tutto l’anno, che ci ricordi l’impegno che ci siam presi con noi stessi, che ci aiuti ad aggiustare il tiro quando è necessario o a darci un smossa (sotto forma di pizzicotto o di pacca sulla spalla immaginaria) quando ci stiamo facendo prendere dalla pigrizia o dalla stanchezza. Le parole (lo diceva con la giusta enfasi Nanni Moretti) sono importanti e allora perchè non trovarne una più importante delle altre, che ci faccia da faro?
Quest’anno è stato più complesso partorire la mia parola dell’anno. Ma solo perchè mi ero fissata a cercarne una nuova quando in realtà dovevo guardarmi alle spalle e prendere consapevolezza del fatto che era già lì, da un bel po’.
Visto che il 2016 mi ha dato due tre cazzotti ben assestati e che nel 2017 dovrò continuare a salire sul ring pensavo a parole come sfida o coraggio. Sì, potevano andare, potevano motivarmi a dovere, ma erano un po’ troppo eroiche e battagliere e non voglio impostare il mio anno come se fosse un campo di battaglia con un nemico da combattere.
Poi ho riguardato le foto che ho scelto per raccontare il mio 2016 (la foto dell’articolo sul 2017 da esplorare) e la parola era lì, sotto i miei occhi.
Possibile
/pos·sì·bi·le/
Se nel 2016 è stato possibile che abbia fatto un’escursione fino alla Valle del Bove, sull’Etna innevata e delle escursioni sulle terrazze di riso nelle Filippine (sfidando le mie paure), se è stato possibile sopravvivere ad un trasloco di 25 anni di vita e ad un tuffo a mare il 1 di Gennaio, se è stato possibile condurre un laboratorio di fotografia terapeutica, creare questo blog e lavorare a un nuovo progetto fotografico chissà quante altre cose saranno ancora possibili.
Questa parola si pone in quella terra di mezzo tra la certezza e l’impossibilità. Bene, è lì che io voglio coltivare, è lì che voglio coltivino le persone che seguo e seguirò in un percorso di crescita personale. È lì che si può crescere, evolvere, superare i propri limiti, affrontare nuove sfide.
Quante volte sento dire: “Eh dottoressa, ma io sono fatto così. È impossibile cambiare”. Però poi, se ci si fa guidare in un percorso di cambiamento e se si oltrepassa quel muro (trasparente) fatto di dubbi, paure, insicurezze, ci si accorge che non solo è possibile, ma è anche liberatorio e salvifico!
Quindi oscillerò tra il possibile e le possibilità. Perché? Perché mai come quest’anno dovrò fare i conti con la possibilità che certe cose non vadano per il verso giusto, ma voglio credere che è altrettanto possibile che vadano bene. E se così non dovesse essere abbraccerò nuove possibilità.
E poi è proprio bella la parola POSSIBILE perché significa “che può essere, esistere, accadere” e ovviamente deriva dal verbo potere. E io POSSO fare cose che mi sembrano più grandi di me, POSSO continuare a studiare e ad imparare, POSSO trovare delle soluzioni ai miei problemi, POSSO essere d’aiuto, POSSO anche fermarmi a piangere (a volte serve anche questo). Tutti noi POSSIAMO.
Il mio modello (perché quest’anno raddoppio ed oltre alla parola voglio anche il modello dell’anno) sarà Bebe Vio. Col suo sorriso e la sua tenacia incarna alla perfezione l’idea che tutto sia possibile. E vi lascio qui il link a un video già postato quando parlai delle paralimpiadi perché dovremmo imparare a dirci più spesso: Yes, I can! Io ogni tanto la canticchio…
Ho bisogno di lasciare aperta questa finestra chiamata possibilità… guardate, è possibile persino spostare il pennacchio dell’Etna soffiandoci su! 😉

Idea e realizzazione di Mario, io ho fatto solo da complice e “modella”. Pensavo fosse IMPOSSIBILE condividerla….e invece!! 🙂
#osatecambiarecercatenuovestrade …e trovate la vostra parola dell’anno! E se l’avete già trovata ditemi qual è nei commenti o sulla mia Pagina Facebook.
A presto!