Quest’anno, finalmente, sono riuscita a fotografare le #ntuppatedde.
L’idea, nata ancora prima di incontrarle, era quella di raccontare le loro singole identità, i loro volti e i loro gesti, spogliandole del festoso frastuono che avevano intorno, del loro danzare a suon di banda, del loro volteggiare tra la folla e intorno alle candelore della festa di Sant’Agata.
M’interessava esaltarne la presenza, la dignità di donna, l’affermazione di sé che, dietro quei veli, in realtà si svela raccontando il diritto alla libera espressione e il diritto alla migrazione. E così, fotografando loro, mi sembra di aver fotografato anche la nostra Agata, perchè Agata siamo tutte noi, nel momento in cui affermiamo noi stesse e le nostre idee. Libere da ogni imposizione.
In rete trovate molto per approfondire l’origine delle ntuppatedde, il loro legame con la festa della patrona di Catania Sant’Agata e la loro reintroduzione nella festa, nella giornata del 3 Febbraio, sotto forma di performance. Io mi “limito” a mostrarvi le foto del mio progetto, citando prima le parole con cui Elena Rosa, ideatrice di questa performance, ha accompagnato l’evento:
“È il femminile che si libera in una festa organizzata prevalentemente da un sistema gerarchico patriarcale. È la natura che fiorisce.
Un incitamento al risorgere del femminile, perché è del femminile la terra. La donna creatura e creatrice, la donna protettrice e guerriera, a difesa della terra senza confini e senza padroni. Migrare è il naturale viaggio di chi desidera mutare a “nuova vita,” a nuovi orizzonti, a nuova fioritura. Un fiorire verso una condizione della contemporaneità che ci fa desiderare di ribaltare il mondo, di rivoluzionarlo e stracciarlo dal suo stesso essere mondo per riportarlo a essere terra, metamorfosi e cominciamento.”
© #ChiaraScattina
3 Febbraio 2019 #Catania