Quando ami molto una cosa può essere utile tornare indietro con la mente per capire quando hai iniziato ad amarla. Io per esempio ricoleggo il mio primo contatto con il mare (diventato poi mio grande amore) a mio padre.
Anche in questo caso la fotografia mi ha aiutato:
sfogliando gli album di famiglia ho trovato molte tracce di questo amore e tantissimi jpeg recenti m’immortalano in acqua, 12 mesi su 12. Su tutti ho scelto un dittico (il progetto fotografico è lo stesso del dittico sull’endometriosi di cui parlo qui), per raccontare questa storia di passione e gratitudine.
Mio padre, quando ero piccina come in questa foto ⇑, provava ad avvicinarsi al mare tenendomi in braccio. Cercava di trasmettermi la sua protezione e la sua serenità… ma io piangevo lo stesso!! Doveva farmi una gran paura quell’andare e venire di onde, quella immensità blu davanti ai miei occhi. Insomma, non ne volevo proprio sapere!
Eppure poco dopo ho capito che potevo fidarmi, che se il mare era suo amico poteva diventare anche mio amico.
E così è stato.
Abbiamo nuotato fianco a fianco non so quante volte, una miriade. Nel mare catanese ed in molti altri mari. E mio padre mi hai sempre detto: “spingiamoci ancora un po’ più a largo…”
Ci si scambiava uno sguardo d’intesa e si andava.

Sicilia, estate ’90
Poi si cresce…e non è che i genitori diventino tuoi coetanei. Crescono anche loro. Dieci anni fa un infarto ha stravolto il nostro quieto vivere, facendoci scoprire un cuore malato, che da solo non ce la faceva più. E allora le nuotate insieme si sono dovute ridimensionare e i ruoli si sono invertiti (ora ero io a stare avanti). Lui però voleva sempre nuotare “ancora un po’ più in là” e io lo braccavo, dicendo: “basta, torniamo indietro!”, spaventata all’idea che il pacemaker non facesse a dovere il suo compito.
Passa un altro po’ di tempo ed un semplice intervento di sostituzione di batteria del pm ci fa finire dentro uno tsunami: setticemia, operazione a cuore aperto, sternotomia, macchina cuore-polmone sono termini che ancora oggi mi fanno venire i brividi, ma lui e il suo cuore hanno deciso che avrebbero vinto loro.
E così è stato.
Certo, dopo che ti aprono in due lo sterno un po’ di riabilitazione può essere utile e allora, visto che in quel periodo andavo in piscina, gli ho proposto di venire con me. La mattina, quando la piscina è meravigliosamente vuota, il sole filtra dalle vetrate e l’unico rumore che senti è quello delle bolle che escono dal naso sott’acqua. É stato bello riprende a nuotare insieme, ma adesso era lui ad avere paura.
Samuele Bersani in una sua canzone dice: “se piangi in acqua non si nota”.. ed io ho pianto tanto nel vedere la fatica che faceva, i dolori che aveva, il tempo che impiegava a nuotare da un capo all’altro della corsia, ma ho pianto anche (di gioia e di soddisfazione) nel vedere che non si arrendeva e che man mano migliorava e riprendeva confidenza con i suoi movimenti e con l’acqua.
Io ovviamente ho nuotato e continuo a nuotare anche senza mio padre, ma in qualche modo ogni volta che mi spingo un po’ più a largo, in solitaria, è grazie a lui.
≈≈≈
Papà, l’acqua è il nostro elemento, c’è poco da fare.
E sono certa che anche adesso, anche se c’è sempre da battagliare, anche se non riusciamo a star tranquilli per più di un anno consecutivo , anche se sia il mio che il tuo corpo creano “cose” che non dovrebbero creare potremo riprendere a nuotare fianco a fianco.
Allora metto per iscritto questa promessa, che se una cosa la scrivi diventa più vera. Facciamo così: tu riprenditi in fretta e io cercherò di non essere iperprotettiva. Infondo lo so che non serve a nulla. Lo so che è molto più utile quel tuo voler fare “due bracciate in più” perchè è il mare stesso che ci sprona a superare i nostri limiti e ci protegge, che a volte ci culla ed altre ci strattona . É nostro amico, lui. Tu mi hai insegnato a rispettarlo e a non limitarmi a “stare a galla”. Mi hai insegnato a nuotare, sia letteralmente che metaforicamente. E non mi viene in mente un regalo più grande di questo.

“Happiness. Over and underwater”. Chiara Scattina, 2016
L’unica persona che mi abbia davvero insegnato qualcosa, un vecchio che si chiamava Darrell, diceva sempre che ci sono tre tipi di uomini: quelli che vivono davanti al mare, quelli che si spingono dentro il mare, e quelli che dal mare riescono a tornare, vivi. E diceva: vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici.
(Alessandro Baricco – Oceano Mare)