Osate cambiare, cercate nuove strade! Come uscire dalla comfort zone grazie alla fotografia.

 

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Se il titolo del post di questa settimana ti ha subito riportato alla mente le parole del Prof. Keating dell’Attimo Fuggente, siamo a cavallo. Se non è successo o se non hai mai visto l’Attimo Fuggente colma questa lacuna. Adesso! 😀 E parti da questa scena:

Questo è uno dei miei film preferiti e ogni volta che devo presentare un corso o un laboratorio mostro questa scena perchè credo che se avessimo avuto tutti un Professore come Keating saremmo cresciuti con una predisposizione più spiccata ad uscire dalla nostra COMFORT ZONE.

Ma cos’è la COMFORT ZONE? Perchè dobbiamo uscirne? E in che modo la FOTOGRAFIA può aiutarci? Prova a rileggere il testo del monologo interpretato dall’immenso Robin Williams:

“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi! Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice “molti uomini hanno vita di quieta disperazione”. Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno! OSATE CAMBIARE. CERCATE NUOVE STRADE”.

Ecco, non si parla espressamente di fotografia, si parla di letteratura e di vita, ma non trovi anche tu si possa applicare bene al modo in cui, attraverso le immagini, possiamo allenare la nostra mente al CAMBIAMENTO?

Ti porto due esempi concreti di come questo possa avvenire grazie alla Fototerapia e alla Fotografia Terapeutica (la differenza tra l’una e l’altra l’ho già spiegata qui):

  • nella mia pratica clinica sto sempre più applicando le tecniche della FOTOTERAPIA, guidando i miei pazienti all’interno di un percorso in cui, alle parole, si affiancano le immagini. Immagini pre-esistenti, immagini che chiedo vengano scattate in base a ciò che è emerso durante la seduta, autoritratti reali e metaforici. Chi si rivolge a me sta cercando di cambiare qualcosa, di passare da uno stato di malessere ad uno di benessere, ma spesso mette in atto dei meccanismi di difesa e oppone delle resistenze inconsce perchè ciò che ormai è abitudine (comfort zone) non fa più paura – anche se fa star male – mentre il cambiamento fa tanta, tanta paura.  Ecco che allora si può trovare beneficio dal provare a VISUALIZZARE il cambiamento desiderato ancor prima di renderlo reale. Judy Weiser, affermata fototerapeuta e formatrice, lo spiega così:

“Rappresentazioni fotografiche di potenziali realtà possono essere strumenti di chiarificazione davvero efficaci. Concettualizzare quello che potrebbe cambiare in una situazione – per renderla migliore, peggiore, meno coinvolgente dal punto di vista emotivo – aiuta i pazienti a capire metaforicamente che sono possibili delle alternative e che la “verità” è relativa sia al contesto che a colui che la percepisce. Questo aiuta i pazienti a rendersi conto che hanno la libertà di sperimentare cambiamenti e di esplorare in modo sicuro possibili conseguenze a livello mentale prima di metterle davvero in atto.”

  • per questo secondo punto ti racconto un aneddoto: ogni lunedì tengo un laboratorio di FOTOGRAFIA TERAPEUTICA al quale partecipano ragazzini che vanno dai 9 ai 14 anni. Il lunedì appena trascorso, al gruppetto col quale lavoro già da qualche mese, si sono aggiunti dei ragazzi senegalesi in affidamento presso la Fondazione nella quale si svolge il laboratorio. Sono in Italia da poche settimane, hanno dai 14 ai 17 anni e parlano solo inglese e francese. Ho accolto con entusiasmo il loro accorpamento, anche se temevo ci sarebbero stati problemi a livello comunicativo (visto che il mio inglese è parecchio arrugginito e il mio francese potrebbe sembrare una citazione di Totò:“noio volevam savuar…l’indiriss”.) Bene, dopo un iniziale imbarazzo dei “nuovi” e una malcelata diffidenza dei “vecchi”… grazie alla fotografia e ad un gioco di face painting sono usciti tutti dalla loro comfort zone (me compresa, visto che la fotografia è un LINGUAGGIO UNIVERSALE!) e in pochissimo tempo i nuovi ragazzi si sono perfettamente integrati al resto del gruppo, realizzando dei ritratti dai quali traspare l’atmosfera gioiosa che si è creata. [Non so se abbiate letto il mio post sul barattolo della felicità (in caso contrario ecco il link)  ma vi posso dire che quel che è successo è finito, senza doverci pensare un attimo, sul foglietto del mio MOMENTO FELICE di lunedì!]

Quindi che vuol dire uscire dalla ZONA DI COMFORT? Niente di fantascientifico, ragazzi! Nessun moto di rotazione o di rivoluzione della Terra! Significa mettere in atto dei piccoli cambiamenti, ponendosi dei micro-obiettivi, cercando d’imparare qualcosa di nuovo, vivendo la diversità come ricchezza e provando a guardare qualcosa che già si conosce da nuovi punti di vista… Come? Salendo su una cattedra con una macchina fotografica, ad esempio! 😉

 E allora, giocando con le parole del titolo e riagganciandomi alla potenza del linguaggio fotografico, vi saluto con questo invito:

Osate SCATTARE. Cercate nuove strade!

 

 

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